I libri di Henry Corbin

Nell Islam Irani 1

Nell'Islam iranico. 1. Lo shī’ismo duodecimano

Henry Corbin, Traduzione di Roberto Revello, Mimesis, 2012, 408 pagine, 22,10 € ISBN : 978-8857506845

All’interno dell’Islam, l’Iran, con i suoi poeti, cantori, mistici e pensatori, ha costituito fin dall’origine un universo del tutto particolare. Rappresenta una spiritualità profonda e una vocazione specifica che ha inizio prima dell’affermazione della religione del Profeta e va ricercata, prima di tutto, nelle radici mazdee. è portatore di un messaggio il cui significato nei secoli non è mai venuto meno e dialoga con gli spirituali di ogni tradizione, orientali e occidentali. Nell’Islam iranico, ancora mai edito in Italia, è il risultato di più di vent’anni di ricerche, una vera e propria summa. Non si rivolge ai soli specialisti perché, impareggiabile traduttore, filologo e storico, Henry Corbin è convinto tuttavia che non possano essere i meri dati eruditi a svelare il significato di una civiltà spirituale. Per lui è fondamentale che il fatto religioso sia lasciato mostrarsi secondo un metodo fenomenologico e la sua comprensione intima non sia snaturata da considerazioni che rimangono su altri livelli. Lo shī ’ismo duodecimano è il primo di quattro volumi a sé stanti e dedicati a precisi aspetti spirituali e filosofici. Seguiranno: 2. Sohrawā rdi, 3. i Platonici persiani, I fedeli d’amore. Shī ’ismo e sufismo e 4. La scuola di Isfahan, la scuola shaykita, il dodicesimo Imām.

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Nell'Islam iranico. 2. Sohrawardī e i platonici di Persia

Henry Corbin, Traduzione di Roberto Revello, Mimesis, 2015, 450 pagine, 22,10 € ISBN : 978-88-5752-763-5

Autore di riferimento, nodo imprescindibile nella ricerca di un filone spirituale ininterotto che va dall’Iran mazdeo all’Iran shī’ita, per Corbin Sohrawardī è stato il pensatore più congeniale, un vero alterego. Le opere dello shaykh al-Ishraq sono infatti iniziazione a un percorso filosofico e spirituale, l’incontro immaginale ed ermeneutico con un Plato redivivus, “un Platone percepito nella luce del futuro”. La hikmat al-Ishraq, “sapienza orientale” e “filosofia illuminativa” si fa barzakh, “essere tra”, confluenza nella gnosi islamica di tradizioni e testimonianze mazdee, caldaiche ed ermetiste. Il tesoro degli Ishraqīyun si consegna come lascito da riattivare attraverso un incontro personale, nei modi rappresentati simbolicamente dai Racconti mistici di Sohrawardī e così straordinariamente interpretati da Corbin in quest’opera.

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Nell'Islam iranico. 3. I fedeli d’amore. Shī’ismo e sufismo

Henry CORBIN, Nell'Islam iranico. 3. I fedeli d’amore. Shī’ismo e sufismo, édité par Roberto REVELLO, Milano, Mimesis, coll. « Abraxas », 2017, 410 p. ISBN : 978-88-5753-575-3

Forse davvero – come ci ricorda Henry Corbin – è nella cerimonia del matrimonio iraniano che ancora oggi è possibile rilevare la traccia di uno dei significati più alti e vertiginosi del discorso amoroso del sufismo: il marito non guarderà direttamente la moglie mentre entra nella sala, ma ne scruterà un’immagine riflessa in uno specchio. Per dire che nell’amore vero, quello che non può non essere unico e unire le più semplici cose a Dio stesso, non c’è possesso e nemmeno una relazione tra semplici oggetti, ma un gioco vertiginoso di rispecchiamenti, di luci e di ombre, un gioco il cui mistero sacro è lo specchio stesso. L’esperienza dell’amore per un sufi deve essere visione della visione ed è quanto ci ha insegnato il grande mistico Rūzbehān Baqlī ShIīrāzī a cui Corbin dedica la prima parte di questo terzo volume de Nell’Islam iranico e che è un esempio di ricerca spirituale assoluta. La seconda parte del volume esplora un problema di non facile soluzione seppur importantissimo: i complessi rapporti tra shī’ismo e sufismo. Per il mondo shī’ita la figura chiave è certamente quella di Haydar Āmolī, che diffonde la teosofia di Ibn ’Arabī correggendola nel quadro della dottrina imāmologica. Come sottolinea Corbin, è la fonte e la garanzia di una vera esperienza spirituale in grado di poter ravvivare la lettera rivelata, anche per un sufismo che spesso “non osa dire il proprio nome”, cioè la sua vicinanza o implicita adesione ai principi dello shī’ismo.

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La sophia eterna

Henry Corbin, Traduzione di Roberto Revello, Mimesis, 2014, 86 pagine, 22,10 € ISBN : 978-88-5751-909-8

“Il mondo, il nostro cosmo, è a immagine di questa Sofia divina eterna. Con la sua sofianicità il mondo è divenuto lo specchio del mondo divino.”

Per Henry Corbin, Risposta a Giobbe di Jung lancia una sfida. Il metafisico rilegge le analisi di uno psicologo non soltanto psicologo e che conosce e difende la realtà dell’anima. Le domande radicali su Dio e il male – a partire dallo scandalo di Giobbe abbandonato a Satana – aprono alla necessità di Sophia, presenza archetipica e simbolo di un’alleanza diversa tra l’umano e il divino. La ricerca dell’“eretico” Jung si dimostra allora affine all’ispirazione sofianica di quei grandi filosofi cristiani ortodossi, come Florenskij e Bulgakov, presentando la possibilità di una teologia e di una spiritualità all’altezza di pensare la controparte femminile, quella di Dio e quella delle sue creature.

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Tempo ciclico e gnosi ismailita

Henry Corbin, Traduzione di Roberto Revello, Mimesis, 2013, 260 pagine, 22,10 € ISBN : 978-88-5751-295-2

Primo traduttore di Heidegger in francese, Corbin affronta in quest’opera la questione del tempo, un tempo diverso e radicalmente alternativo a quello storico della tradizione occidentale. La dimensione che dà senso al tempo è quella liturgica. Non una durata misurabile nello scorrere uniforme dei nostri calendari, ma una riproposizione simbolica e rituale. Conosciuto soprattutto per i suoi fondamentali studi sullo sh’ismo duodecimano e sul sufismo, Henry Corbindedica Tempo ciclico e gnosi ismailita allo studio dell’altro ramo dello sh ’ismo, quello ismailita. Gli ismailiti, noti in Occidente per via della leggenda nera degli Assassini, sono innanzitutto un movimento mistico islamico che ha elaborato concezioni metafisiche quanto mai affascinanti. Meditazioni che hanno saputo armonizzare in una visione complessiva gli insegnamenti coranici e degli Im m con la profonda eredità dello zoroastrismo, la tradizione neoplatonica con le correnti gnostiche.

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Il paradosso del monoteismo

Il paradosso del monoteismo

Henry Corbin, traduzione di Roberto Revello, Mimesis, 2010, 224 pagine, 18,70 € ISBN : 978-8857504056

Ebraismo, Cristianesimo e Islam – le comunità del Libro (Ahl al-Kitab) – rappresentano i tre rami di un’unica e grande tradizione abramitica. Condividono la fede nella rivelazione di un Dio unico, trascendente e, nella sua essenza, inconoscibile attraverso le vie della percezione e della ragione. E tuttavia Corbin ci mostra come questo monoteismo sia fin dall’inizio e per sempre minacciato da una doppia trappola: quella di una rinascita idolatrica che fa di Dio un ente tra gli enti, confondendolo nella storia e nella società, e quella di una trascendenza portata all’estremo che, senza mediazioni teofaniche, si tramuta in disperante nichilismo. A queste tendenze Corbin oppone le affascinanti e profonde lezioni della gnosi islamica, ebraica e cristiana, la loro ontologia integrale, e angelologia, il loro mundus imaginalis mediatore e risolutore di ogni falsa opposizione. Con Il paradosso del monoteismo – un testo apparentemente estraneo alla sensibilità dell’uomo post-moderno – Corbin, oltre che proporre un cammino, ha lanciato una sfida: certamente per chi sa ed è in grado di coglierla. Ha voluto spalancare dinnanzi a una umanità stanca, sfiduciata e depressa l’abisso dell’Essere-Uno, invitando i migliori non a sostarvi dinnanzi cercando di capirne – razionalmente, astrattamente e vanamente – la profondità e il significato, ma a lasciarvisi coraggiosamente. Questo è il senso – l’experimentum crucis – di queste meditazioni che, a buon diritto (e per tale motivo), si possono chiamare “abissali”.

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Storia della filosofia islamica

Storia della filosofia islamica

Henry Corbin, traduzione di Roberto Donatoni, Vanna Calasso, Adelphi, 1991, 3e ediz., 414 pagine, 13,60 € ISBN 978-8845908521

La vicenda del pensiero islamico non solo attraverso le figure che ebbero immensa influenza in Occidente, come Avicenna e Averroè, ma in tutte le sue molteplici, affascinanti ramificazioni, molte delle quali pressoché ignote fra noi prima di questo libro. «Corbin si muove in mezzo ai tempi sconvolti della storia sacra eterna, del groviglio trascendente degli eventi sacri, con grande familiarità: sa che altri piani esistono» (Guido Ceronetti).

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Corpo spirituale

Corpo spirituale e Terra celeste

Henry Corbin, traduzione di Gabriella Bemporad, Adelphi, 1986, 2e ediz., 335 pagine, 23,80 € ISBN 978-8845906619

Quando apparve nella sua prima versione (1960), questo libro suonava come un tentativo sconcertante di collegare e articolare categorie del remoto Iran mazdeo, cifrate e ostiche, con altre dello sciismo, di cui ben poco si sapeva. Oggi si può dire di Corpo spirituale e Terra celeste che è stato un vero punto di partenza, ma non già soltanto per l’audacia della prospettiva storica. Essenziale è qui l’elaborarsi di una concezione dell’immaginazione a cui poi molti hanno attinto, per la sua grandiosità e perspicuità. Qui si traccia per la prima volta una «carta dell’Immaginale». Per intendere la novità dell’impresa, basti pensare che la parola stessa «immaginale» è stata introdotta da Corbin. E di una parola nuova c’era davvero bisogno da quando, in Occidente, «tra le percezioni sensibili e le intuizioni o le categorie dell’intelletto il luogo era rimasto vuoto». Si trattava appunto del luogo della Imaginatio vera dell’alchimia, della immaginazione attiva, di quell’«intermondo tra il sensibile e l’intelligibile» la cui «scomparsa porta con sé una catastrofe dello Spirito». Quel luogo della conoscenza, e di una conoscenza a noi preclusa, è l’«ottavo clima» dove appaiono le città mistiche di Jabalqa, Jabarsa e Hurqalya. Nessuna civiltà è stata pari a quella iranica nello sviluppare questa «geografia immaginale». Dai mirabili paesaggi, puri archetipi di una natura visionaria, sino alle pagine esaltanti di Sohravardi o di Molla Sadra, l’Iran ci ha offerto la guida più dettagliata alla «Terra di Hurqalya», «mondo attraverso cui si corporizzano gli spiriti e si spiritualizzano i corpi», luogo della realtà epifanica. Sino a questo libro di Corbin ben poco era filtrato di tali tesori – e la seconda parte dell’opera ci offre anche una doviziosa antologia di testi iranici su questi temi, per la prima volta tradotti. Ma l’effetto sovvertitore di Corpo spirituale nel suo insieme è dovuto non soltanto alla novità dei materiali. Qui assistiamo, innanzitutto, al dispiegarsi della prospettiva di Corbin. L’autore stesso la definiva «fenomenologica», in contrasto con ogni storicismo. Ma, più che a termini occidentali, occorrerebbe riferirsi, per definire il procedimento di Corbin, a quella «ermeneutica per eccellenza indicata dalla parola ta’wil, che letteralmente significa “ricondurre una cosa alla sua fonte”, al suo archetipo, alla sua realtà vera». Qui il ta’wil è al tempo stesso l’oggetto del libro e il metodo del suo autore, come anche dovrebbe diventare il percorso di ogni lettore. Così ci avvicineremo finalmente all’Albero dell’Immaginazione, di cui dice il Corano che può essere «l’Albero benedetto» o «l’Albero maledetto». «L’immaginario può essere innocuo; l’immaginale non lo è mai». La presente traduzione è condotta sul testo interamente rivisto dall’autore e pubblicato nel 1979.

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Combat pour l'ange

Le combat pour l'ange : ricerche sulla filosofia mazdea

Le combat pour l'ange : ricerche sulla filosofia mazdea, Henry Corbin, Traduzione Raphael Ebgi, Torre d'Ercole, 2011, 147 pagine, 23,80 €

Le Combat pour l’Ange (ricerche sulla filosofia mazdea) è la traduzione italiana di un testo inedito di Henry Corbin, filosofo e orientalista tra i più importanti dello scorso secolo. L’opera, recentemente ritrovata fra le carte conservate nell’archivio dello studioso francese, è il frutto di uno studio dedicato alla figura di Zarathustra, nel corso del quale l’autore cerca di delineare con precisione i tempi e i luoghi della predicazione del profeta mazdeo, gli aspetti mistico-religiosi del suo messaggio di fede, e, infine, la diffusione e la rivalorizzazione della dottrina zoroastriana sia nell’ambito della spiritualità orientale, sia in quello della storia del pensiero occidentale. Non si tratta, però, di un’opera di sola erudizione; in essa, infatti, l’ampio numero di documenti testuali presi in considerazione viene interpretato a partire da un suggestivo metodo esegetico, che ha il merito di riportare alla luce i tesori spirituale tramandati e custoditi, nel corso dei secoli, negli scritti di questa antica e affascinante tradizione.

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Alchemia come arte ieratica

L'alchimia come arte ieratica

L'alchimia come arte ieratica, Henry Corbin, Prefazione di Pier Lory, Nini Aragno, 2001, 194 pagine, 14,43 € ISBN 978-8884190525

In questa originalissima opera Heny Corbin svolge un’analisi approfondita e documentata delle idee degli alchimisti mussulmani, studiandone soprattutto gli aspetti simbolici. L'alchimia – visione del mondo, sperimentazione combinatoria degli elementi naturali, utopia e ricerca di identità spirituale – è indagata da Corbin lungo i tracciati proposti da alcuni testi fondamentali della letteratura arabo-persiana, come il commento di Aydamor Jaldakî (XVI secolo) al Libro delle sette statue di Apollonio di Tiana e il Libro del Glorioso di Jâbir Ibn Hayyân.

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L'immaginazione creatrice

L'immaginazione creatrice - Le radici del sufismo

L'immaginazione creatrice - Le radici del sufismo, Henry Corbin, Traduzione L. Capezzone, Laterza, 2005, 361 pagine, 19 € ISBN 978-8842071181

Henry Corbin è tra i massimi orientalisti del Novecento, filosofo e storico delle religioni. La sua opera ha esercitato un'influenza profonda ben oltre il perimetro degli studi specialistici e le sue opere hanno favorito il dialogo tra le culture e, soprattutto, tra Occidente e Oriente. Questo libro in particolare è dedicato a Ibn Arabì (1165-1240), fra i più grandi filosofi e mistici dell'Islam, e diventa l'occasione per far conoscere al lettore aspetti essenziali e affascinanti del sufismo, la corrente esoterica dell'Islam in cui la spiritualità si accompagna alla più grande tolleranza.

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L'Imam nascosto

L'Imam Nascosto

L'Imam Nascosto, Henry Corbin, SE, 2008, 103 pagine, 11,05 € ISBN 978-8884190525

"L'avventura spirituale che ci è narrata in queste pagine da Henry Corbin, fra i tanti segreti accanto ai quali ci fa sostare, uno ce ne sussurra, dei più preziosi. Si riferisce al tempo. Noi leggiamo queste storie meravigliose, entro le quali si cullano i sogni della coscienza che si desta alla conoscenza, e subito ci avvediamo che esse non sono l'opera di un arbitrio del fantasticare puro, che i contorni della fantasia che le genera non sono quelli, molli ed evanescenti, del rammemorare mitico. Perché la libertà e l'incanto di ciò che qui si narra sono inscritti, piuttosto, entro le linee ferme e intransigenti di una dottrina, anzi di una religione. Ma al tempo stesso, la ferma sobrietà che, sotterraneamente e senza sforzo, disciplina il rigoglio dell'ispirazione, è come non avesse peso, come si liberasse leggera al di sopra di qualsiasi greve storica puntualità. Gli eventi che si raccontano sono determinati e precisi, hanno un rilievo, non sono fantasmi irreali; il loro profilo, però, è quello immateriale, benché obiettivo, di un viso in uno specchio, di un "raggio di luce che attraversa una vetrata"." (Dallo scritto di Gianni Carchia).

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Iran e la filosofia

L'Iran e la filosophia

Henry Corbin, Guida Editori, 1992, 216 pagine, 22,00 € ISBN 978-8878351509

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L'uomo du luce

L'uomo di luce nel sufismo iraniano

Henry Corbin, traduzione di F. Pregadio, Edizioni Mediterranee, 1988, 176 pagine, 10,53 €

L'Oriente cercato dal mistico è in direzione del nord, al di là del nord, e soltanto un cammino ascensionale può avvicinare a questo nord cosmico scelto come punto d'orientamento. La dimensione polare come dimensione trascendente dell'individualità terrestre implica l'esistenza di una figura-controparte, di un celeste "alter ego" che consente il raggiungimento del polo ponendosi come "guida sovrasensibile" del ricercatore. Lo scopo di questo libro è precisare meglio cosa sia tale orientamento e dove esso conduca, rivelando altresì l'intero segreto della guida invisibile, del compagno celeste del mistico itinerante, figura di luce, immagine e specchio in cui si arriva a contemplare la teofania nella forma corrispondente al suo essere. L'autore tenta di fissare l'identità di questa figura sotto i diversi nomi che vengono dati alle sue apparizioni, poiché questa guida di luce è quella che riconduce alla terra di luce.

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L'Angelo purpureo

L’Arcangelo Purpureo

Shihāboddīn Yahyā Sohravardī, preludio e cura di Henry Corbin, traduzione di Piero Favini, traduzione del preludio di Carlo Muccio, Edizioni Coliseum, 1990, 248 pagine, 10,53 €, ISBN : 978-887764024

Dal preludio di Henry Corbin: “Molte voci sarebbero necessarie a preludere alla traduzione dei trattati di Sohravardī, qui per la prima volta riuniti in un corpus. Tenteremo di tracciare l’abbozzo di questa polifonia dal contrappunto complesso. In primo luogo, una falsa nota da sopprimere, se ancora ce ne fosse bisogno. Questa falsa nota è il modo di pensare la cosa iranica, la ’res iranica’, che ha prevalso a lungo in Occidente. Si era convinti che da un canto vi fosse l’antico Iran preislamico e dall’altro l’Iran postislamico. Tra i due, un tale iato che la Persia postislamica non era considerata che una provincia dell’Islam, se non addirittura dell’espansionismo arabo. L’opera di Sohravardī è una delle testimonianze più eloquenti che si possano produrre contro questo smembramento. Questa artificiosa concezione, che stupisce anche gli Iraniani dei giorni nostri, non poteva essere dissolta se non con l’approfondimento delle realtà spirituali vissute. Di queste, occorreva cercare la coscienza nei filosofi dell’Iran, e anzitutto ai filosofi spettava il compito di tale ricerca. L’opera di Shihāboddīn Yahyā Sohravardī, del secolo XII, si presenta a questo punto come la chiave di volta dell’edificio. Come si potrà leggere qui, in uno dei nostri trattati, sua deliberata volontà fu di “resuscitare la filosofia della Luce dei saggi dell’antica Persia”. Come egli stesso afferma, era perfettamente consapevole di “non aver avuto predecessori per una cosa come questa”. Il suo indirizzo non è consistito né nel fare una storia critica della filosofia e della teosofia dell’antica Persia, né nel farne la sociologia (né la parola né la cosa esistevano). Il suo indirizzo consistette nel farsi carico della loro dottrina e rimpatriarla nella Persia islamica.[…]”

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Immagine tempio

L'immagine del tempio

Henry Corbin, traduzione italiana e scelta delle tavole di Barbara Fiore, Edizioni SE, 2010, 273 pagine, 27€ ISBN : 978-8877108296

"La nostra analisi, passando per la teologia del Tempio in Ezechiele e nella comunità di Qumràn, ci ha messo in presenza di questo motivo: Dio stesso è il tempio dei credenti, e, reciprocamente, i credenti sono a loro volta il tempio di Dio. E il motivo dell'uomo-tempio, della comunità-tempio. Essere uomo-tempio (bisognerebbe dire templatio, templificatio hominis) significa essere noi stessi spazio di contemplazione, cioè spazio consacrato. È qui, nell'uomo-tempio, che si manifesta V Imago Templi, perché nell'uomo-tempio essa è lo specchio che riflette VImago Animae, e in questo senso contemplatore, contemplazione e tempio sono una cosa sola."

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Realismo e simbolismo dei colori

Realismo e simbolismo dei colori nella cosmologia sciita

Henry Corbin, traduzione italiana R. Rossi Testa
Edizioni SE, 2012, 110 pagine, 18€ ISBN : 978-8877109781

"Il fenomeno del colore è stato affrontato, sotto aspetti diversi, sia dalla filosofia che dalla teosofia islamica. È ormai trascorso qualche anno da quando abbiamo avuto l'occasione di iniziare lo studio dell'argomento prendendo a guida uno dei più grandi maestri della spiritualità iranica, 'Alàoddawleh Semnani (XIV secolo). Siamo stati così condotti nel cuore di una fisiologia dell'organismo sottile, ogni centro del quale è designato come un "profeta del tuo essere" e caratterizzato da un colore, un'aura, la cui percezione visionaria rivela al mistico il suo grado di progresso sulla Via. D'altra parte, nell'Islam esiste una lunga tradizione ermetica le cui testimonianze ci conducono a porci la seguente domanda: come percepivano i colori e i fenomeni cromatici gli alcliimisti, per essere indotti a interpretarli come facevano? Che si tratti di fisiologia sottile o di alchimia, ci troviamo di fronte a una questione essenzialmente fenomenologica: in che cosa consiste per i nostri autori il fenomeno del colore? Come intendere correttamente ciò che ne dicono, allorché la loro interpretazione mira a "salvare il fenomeno", ossia a spiegarlo in accordo con quello che essi ne colgono?".

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VangelodiBarnaba

Vangelo di Barnaba e profetologia islamica

Henry Corbin, traduzione italiana Giovanni Servusdei Edizioni SE, 1985, 68 pagine

Il Vangelo di Barnaba sembra una sorta di "Vangelo proibito". Perché? Come dice Henry Corbin in questo saggio, esso è "in qualche modo, il Vangelo dell'Islam", poiché è nell'Islam che troviamo definitivamente espresse alcune nozioni, essenziali in quell'esoterismo cristiano delle origini di cui il Vangelo di Barnaba è documento fondamentale. Inoltre questo Vangelo presenta la figura di Gesù e la sua vicenda terrena in termini analoghi a quelli che caratterizzano la cristologia islamica: il Vangelo di Barnaba, infatti, nega recisamente la divinità di Gesù e non accetta la versione della sua morte sulla croce. Infine, il Vangelo di Barnaba contiene ripetute e circostanziate enunciazioni di Gesù concernenti il futuro avvento di Muhammad, ultima e definitiva manifestazione del Verus Propheta. ("Aurora", 28, agosto-settembre 1995)